“Ritmi urbani” fra architettura e cinema
Si conclude in questo fine settimana al Museo Revoltella il ciclo di proiezioni e incontri “art&cinema – futuristicherie”, promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste in collaborazione con La Cappella Underground. Il sesto ed ultimo appuntamento della rassegna sarà presentato sabato 3 aprile alle ore 17.30 all’Auditorium del Museo Revoltella con un programma dedicato ai “Ritmi urbani”: saranno proiettati Manhatta (USA, 1921), rappresentazione di New York intercalate da frasi tratte da poesie di Walt Whitman, realizzata dal regista Charles Sheeler con il fotografo Paul Strand; Rien que les heures (Francia, 1926) di Alberto Cavalcanti, documentario sperimentale sulla vita quotidiana a Parigi; e Berlin – Die Sinfonie der Grosstadt (Germania, 1927) del pittore e regista Walther Ruttmann, celebre sinfonia per immagini della grande Berlino degli anni Venti. La manifestazione propone un percorso attraverso il futurismo, le avanguardie e il cinema prendendo spunto dalla mostra museale “Giorgio Carmelich. Futuristicherie. Viaggi d’arte fra Trieste, Roma e Praga” visitabile fino al 5 aprile. E’ previsto un biglietto unico di Euro 4 per la visita alla mostra e accesso alle proiezioni.
Manhatta (noto anche come New York the Magnificent, 1921) è un cortometraggio documentario fatto di 65 riprese poste in sequenza senza una struttura narrativa precisa. Il cortometraggio, attraverso il rapporto tra cinema e fotografia, offre uno sguardo nuovo su New York e sulla vita metropolitana, rifiutando la visione turistica che ha dominato fino a quel momento le rappresentazioni urbane. La regia è firmata da Charles Sheeler e Paul Strand, che non appare nei crediti. Strand, in particolare, fu un brillante fotografo – tra i pionieri della “Street Photography” – e contribuì enormemente allo sviluppo del documentario in America. Manhatta offre uno sguardo moderno alla vita metropolitana. Il film, largamente programmato in Europa, incoraggiò Alberto Cavalcanti a realizzare Rien que les heures (1926) e Walter Ruttman per Berlino – sinfonia di una grande città (1927).
Appartenente alla categoria “Sinfonia delle città”, Rien que les heures è stato, secondo Cavalcanti, “il primo a fornire una prospettiva sociologica al documentario. Fino ad allora tutti i documentari erano stati dei “crepuscoli sul Pacifico”. Nessuno aveva avuto l’idea di mostrare ciò che accade intorno a noi.” E’ il più sperimentale di tutti i film di Alberto Cavalcanti, regista cinematografico brasiliano che aveva fatto le sue prime esperienze nel cinema come scenografo di Marcel L’Herbier. Rien que les heures è la descrizione di una metropoli precisa, Parigi, con i suoi fastosi monumenti, con i suoi vicoli, la sua gente minuta e le sue avventure, ma offre anche spunti sul tempo e sulla consapevolezza della sua implacabile fuga. Il film ebbe molti problemi con la censura al punto che lo Studio des Ursulines, dove era programmato, fu chiuso dalla polizia.
In Berlino – sinfonia di una grande città è in scena una giornata a Berlino, dalle prime luci dell’alba alla mezzanotte, alla scoperta della vita, del lavoro e del divertimento dei cittadini. Ruttmann rappresenta la Berlino degli anni Venti, capitale dell’avanguardia modernista, del progresso e della tecnologia. Una “cité industrielle” (Garnier) che nell’opera di Ruttmann traspare da una serie di “visioni simultanee”, poliformi e cinetiche, espressione dell’avanguardia futurista nell’animazione astratta tedesca, che portò l’occhio dei registi dalla visione “pura” alla “città che sale”. Un documentario che diviene riflessione esistenziale e estetica, con il regista che denuncia l’alienazione dell’Io piccolo borghese e l’impersonalità della metropoli. Nessun attore e nessuna teatralità in quest’opera prodotta dalla Fox Europa: dopo la Manhatta di Sheeler e Strand e la Parigi di Rien que les heures di Cavalcanti, Ruttmann rappresenta la città come essere vivente. Così, il placido risveglio della città dormiente segue il ritmo degli ingranaggi industriali, lo “strumento” che dà forma alla sinfonia visiva. Tutto è in movimento: uomini, donne, vetture, tram, anch’essi ingranaggi che si incastrano gli uni negli altri. Perché Ruttmann, seguendo l’entusiasmo futurista, si compiace della bellezza meccanica dei nuovi mezzi di trasporto che collegano Berlino al resto del mondo e la percorrono freneticamente. Il regista diviene una sorta di invisibile flâneur che con la sua piccola cinepresa da detective si addentra nella vita della metropoli, insistendo su strade, palazzi, ponti, esaltando le opere di ingegneria: il risultato è un caleidoscopio complesso a cui anche Wenders non resterà indifferente al momento di filmare paesaggi, luoghi, città e architetture.
art&cinema – FUTURISTICHERIE
presentazione
La rassegna “art&cinema – futuristicherie” propone un percorso attraverso il futurismo, le avanguardie e il cinema al tempo di Giorgio Carmelich, prendendo spunto dall’omonima mostra espositiva al Museo Revoltella dedicata all’artista triestino nato nel 1907 e scomparso giovanissimo nel 1929. Una parabola artistica, la sua, che coincide con gli anni eroici del cinematografo e con lo sviluppo della settima arte fino alla più ampia maturità espressiva del cinema muto. La rassegna, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste, prosegue nell’esplorazione delle interferenze fra il cinema e le arti visive già avviata dal Museo Revoltella in collaborazione con La Cappella Underground.
Punto di partenza del programma è il futurismo, prima fra le avanguardie storiche a riconoscere al cinema il suo valore innovativo e dirompente fra le arti novecentesche, tanto da essere celebrato da Filippo Tommaso Marinetti già ne “Le Parole in libertà”, e più tardi, assieme al suo gruppo, con il manifesto “La cinematografia futurista” (1916), mentre già Boccioni e Balla avevano fatto propri gli studi sul dinamismo e sulla crono-fotografia che stanno alla base del cinematografo.
Si conservano purtroppo soltanto poche immagini e frammenti dei film riconducibili direttamente al movimento italiano e ai suoi protagonisti (“Vita futurista” di Arnaldo Ginna, 1916; “Thais” di Anton Giulio Bragaglia, 1918, su scenografie di Enrico Prampolini), mentre l’influenza del futurismo e delle sue teorizzazioni si farà sentire, con l’esaltazione della velocità, dei ritmi urbani e della civiltà delle macchine, fino agli anni Trenta (“Stramilano” e “Ritmi di una stazione”, di Corrado d’Errico). L’eco del futurismo rimbalza però in tutta Europa, alimentando le sperimentazioni delle differenti avanguardie nei territori del cinematografo attraverso formule e temi ricorrenti che emergono filtrati attraverso il cubismo (“Le Ballet Mécanique”, 1924) o le arti astratte (“Anémic cinéma”, 1926), le intemperanze dada (“Le Retour à la raison”, 1923; “Entr’acte”, 1924, “Vormittagspuck”, 1928) o la modernità iconoclasta del surrealismo (“Un chien andalou”, 1929). Ulteriore trait d’union fra gli esponenti delle avanguardie è la passione per le slapstick comedies, ovvero il pazzo mondo delle comiche, da Charlie Chaplin a Buster Keaton, senza dimenticare Larry Semon (che in Italia fu ribattezzato Ridolini) o André Deed (più famoso nel nostro paese come Cretinetti).
E il futurismo è infine fonte d’ispirazione sistematica per gli scenografi e i registi che negli anni Venti, sull’onda dell’espressionismo e del costruttivismo, producono sinfonie di grandi città e inni alla vita moderna (Dziga Vertov, Walther Ruttmann, Marcel L’Herbier) così come imponenti ritratti del mondo che verrà (“Aelita”, 1924; “Metropolis”, 1927). Tendenze e inclinazioni che non potevano passare inosservate all’occhio attento, da consumatore onnivoro di arte e cultura in tutte le più svariate occasioni, di Giorgio Carmelich, come testimoniato dalle lettere scambiate in quegli stessi anni con l’amico Emilio Dolfi.
organizzazione:
centro ricerche e sperimentazioni
cinematografiche e audio/visive
La Cappella Underground
si ringrazia per la collaborazione:
Archivio Carlo Montanaro Venezia
Cinecittà Luce SpA
La Cineteca del Friuli
Museo del Cinema di Torino
art&cinema – FUTURISTICHERIE
programma
sabato 20 febbraio 2010 – ore 17.30
presentazione del dvd “Futurismo 1909-2009” (Cinecittà Luce SpA)
con proiezione dei documentari e film
Il futurismo (Italia, 1974) di Vittorio Armentano
Carrà (Italia, 1993) di Gisella Pagano
Antonio Sant’Elia (Italia, 1970) di Vittorio Armentano
Ritmi di una stazione (Italia, 1933) di Corrado d’Errico
sabato 27 febbraio 2010 – ore 17.30
dada, surrealismo e balletti meccanici
a cura di Lorenzo Codelli (La Cineteca del Friuli, Gemona)
con proiezione di estratti dai film
Le retour à la raison (Francia, 1923) di Man Ray
Le ballet Mécanique (Francia, 1924) di Fernand Léger
Paris qui dort (Francia, 1925) di René Clair
Anémic cinéma (Francia, 1926) di Marcel Duchamp
Un chien andalou (Francia, 1929) di Luis Buñuel
sabato 13 marzo 2010 – ore 17.30
cinema e futurismo
a cura di Carlo Montanaro (Accademia di Belle Arti, Venezia)
con proiezione di estratti dai film
La paura degli aeromobili nemici (Italia, 1915) di André Deed
La guerra e il sogno di Momi (Italia, 1917) di Segundo de Chomon e Giovanni Pastrone
Stramilano (Italia, 1929) di Corrado D’Errico
e altri filmati di clima futurista
sabato 20 marzo 2010 – ore 17.30
il cinema al tempo di Carmelich
Golf (USA, 1922) di Tom Buckingham, Larry Semon
L’Inhumaine (t.i. Futurismo, Francia, 1924) di Marcel L’Herbier
sabato 27 marzo 2010 – ore 17.30
il cinema al tempo di Carmelich
L’uomo meccanico (Italia, 1921) di André Deed
Aelita (URSS, 1924) di Yakov Protazanov
sabato 3 aprile 2010 – ore 17.30
ritmi urbani
Manhatta (USA, 1921) di Paul Strand, Charles Sheeler
Rien que les heures (Francia, 1926) di Alberto Cavalcanti
Berlin – Die Sinfonie der Grosstadt (Germania, 1927) di Walther Ruttmann
si ringrazia per la collaborazione:
Archivio Carlo Montanaro Venezia
Cinecittà Luce SpA
La Cineteca del Friuli
Museo del Cinema di Torino