triesteannicinquanta – mostra alla piscina comunale B. Bianchi

triesteannicinquanta

La città reale (Economia, società e vita quotidiana a Trieste , 1945-1954)
La città della ricostruzione (Lo sviluppo urbanistico a Trieste, 1945-1957)
La città delle forme (Architettura e arti applicate a Trieste, 1946-1957)
Piscina Comunale “Bruno Bianchi”, 27 novembre 2004 – 16 gennaio 2005

Trieste, un sogno tricolore, 1945-1954
Fotografie dall’Archivio Alinari
Musei del Canal Grande, Sala Leonardo, 4 novembre 2004 – 16 gennaio 2005

Documenti e disegni, bozzetti di arredi e oggetti, immagini fotografiche e plastici. Una rappresentazione dettagliata della Trieste com’era (dall’urbanistica all’architettura, dall’arte alla società, dall’economia alla vita quotidiana) da esplorare in una cornice davvero insolita e suggestiva: una piscina. Ma non una piscina qualsiasi, bensì proprio quella piscina che fu edificata tra il ’52 e il ’54, prima che gli angloamericani lasciassero la città. Un percorso espositivo di grande impatto, che si snoda attraverso l’atrio di ingresso ñ dove farà bella mostra una vettura dell’epoca ñ per passare negli spogliatoi e nella palestra, dove troveranno spazio i materiali relativi alle sezioni dedicate all’urbanistica e all’architettura. Scale e gallerie d’accesso alle gradinate ospiteranno oggetti, mobili e bozzetti di arredi.
Ma il vero coup de théatre sarà nella sala vasca, dove galleggerà un plastico della città di quel periodo di 12 metri per 3, e dove due mega schermi proietteranno filmati e fotografie d’epoca. Tutto il percorso sarà comunque segnato dalla presenza di immagini, fotografie riprodotte a muro di grandi dimensioni e da apparati didascalici ed esplicativi di grande evidenza grafica.
Accanto alle manifestazioni ufficiali, Trieste ha programmato una serie di eventi culturali che hanno coinvolto e coinvolgeranno la città fino al 2005. Dopo l’inaugurazione, il 4 novembre scorso, della mostra di fotografie dall’archivio Alinari, “Trieste un sogno tricolore, 1945-1954”, è ora la volta della grande mostra, divisa in tre sezioni, che fotografa come la città progettÚ la sua ricostruzione e il suo futuro, anche sociale, dall’inizio del periodo di amministrazione provvisoria angloamericana, fino alla sua normalizzazione e al suo reinserimento a pieno titolo nel contesto nazionale. Una iniziativa, questa, che colma una lacuna della memoria, anche locale, visto che finora l’attenzione è stata riservata quasi esclusivamente alle vicende politiche e diplomatiche di quel periodo, ed ai conseguenti conflitti storici e ideologici che ne furono conseguenza.

Sotto il titolo “triesteannicinquanta” vengono ricostruiti, attraverso tre percorsi specifici, le trasformazioni dell’apparato produttivo, la ricostruzione post bellica, le nuove iniziative imprenditoriali, ma anche il risveglio della cultura nelle sue varie forme, il nuovo sviluppo urbanistico della città. E ancora, la vita quotidiana dell’epoca, il lavoro, le politiche sociali, la costruzione della democrazia durante l’amministrazione del GMA .
Un racconto completo che abbraccia nove anni, non sempre facili, ma anche una iniziativa di grande respiro, per la quale, non a caso, è stata scelta come sede espositiva la vecchia piscina Bianchi, edificio progettato, realizzato in soli tre anni durante il Governo Militare Alleato e inaugurato proprio nel 1954, anno del ritorno all’Italia.

L’allestimento coordinato delle iniziative culturali di “triesteannicinquanta”, è curata dagli
Art director di CODEsign Paolo Tassinari e Leonardo Sonnoli, con il contributo di Ferruccio Montanari, mentre l’allestimento delle tre mostre principali, nella sede della piscina comunale Bruno Bianchi, sarà realizzato sotto la direzione di Paolo Tassinari e Thomas Bisiani per CODEsign e dell’architetto Gabriele Toneguzzi.
Il gruppo di progettisti vanta una lunga esperienza nel campo del visual design e dell’allestimento -dalle principali mostre degli ultimi anni della Triennale di Milano, alla Biennale di Venezia 2003, ad allestimenti al Musée du Grand Louvre-, con segnalazioni e menzioni d’onore nelle ultime edizioni del Compasso d’Oro e della Biennale di Venezia, e l’esposizione di lavori presso grandi istituzioni culturali europee, nordamericane e asiatiche.

Promossa e organizzata dal Comune di Trieste-Assessorato alla Cultura e dall’Università degli Studi, in particolare dai due dipartimenti di Storia e Storia dell’Arte e di Progettazione Architettonica Urbana (con il sostegno della Provincia), l’esposizione si articolerà attraverso tre direttrici di approfondimento, corrispondenti ad altrettante mostre.
La direttrice espositiva che in un certo senso compendia e chiarisce il senso di tutta l’iniziativa è la mostra “La città reale: percorsi, identità, memoria.1945-1954 (curatori Pier Angelo Toninelli, Giulio Mellinato e Annamaria Vinci, docenti dell’Università di Trieste, Adriano Dugulin, direttore dei Civici Musei di Storia ed Arte, Bianca Cuderi, direttrice della Biblioteca Civica). Divisa in tre direttrici principali, analizza e illustra la vita concreta e gli effettivi traguardi realizzati dalla città e dalla comunità locale, dai modi di porsi di fronte alla politica, alla riconquista di una normalità quotidiana, ricostruendo inoltre le trasformazioni dell’apparato produttivo, le iniziative imprenditoriali, le scelte economiche innovative, e mettendo in evidenza anche gli apporti di carattere culturale che necessariamente provenivano dall’altra parte dell’Atlantico. Input che coinvolsero anche la cultura e le sue varie forme (istituzioni, associazioni, cinema, musica).
Ma città reale significa soprattutto il vissuto della gente comune e la riconquista per tutti, dopo gli sconvolgimenti della guerra e i lunghi e tragici anni di occupazione straniera, di una quotidianità normale. Le famiglie triestine erano impegnate, a quei tempi, a far quadrare il bilancio, a ricostruirsi un’esistenza dignitosa, a trovare nuovi spazi per la propria vita. In sostanza a recuperare un sufficiente livello economico e sociale. Tutto ciÚ nella provvisorietà, e nell’attesa per il destino della propria città. Solo il 5 ottobre del ’54, infatti, il Memorandum di Londra portÚ alla spartizione del Territorio Libero di Trieste tra Italia e Jugoslavia, e solo il 26 di quello stesso mese si ebbe il definitivo ritorno di Trieste all’Italia.
“La città della ricostruzione. Lo sviluppo urbanistico di Trieste. 1945-1957”(curatori Paola Di Biagi, Alessandra Marin, Elena Marchigiani), ci mostra, invece, la rapida ripresa dell’attività edilizia a Trieste durante gli anni del Governo Militare Alleato, determinata anche dall’emergenza abitativa conseguente alle distruzioni belliche. “Un’attività di costruzione-ricostruzione della città ñ come scrive nel catalogo della mostra Paola Di Biagi ñ che impegna soprattutto l’amministrazione pubblica e che si concretizza non solo in singoli interventi ma anche attraverso quartieri, vere e proprie parti di città che, articolando edifici, spazi aperti e attrezzature collettive, traducono un’idea di città”. Accanto alla ricostruzione urbanistica, quella per la rinascita delle attività produttive, principale obiettivo del Piano Marshall: da un lato la ricostruzione dei danni subiti dall’apparato industriale nel corso della guerra e la riabilitazione dell’apparato produttivo, dall’altro la nascita del Porto industriale di Zaule, promossa dal GMA.
L’esposizione è divisa in quattro sezioni principali: “La città di oggi, la città di ieri”, che attraverso un ricco repertorio di immagini ci mostra gli spazi della Trieste contemporanea esito degli interventi avviati nel periodo del Governo Militare Alleato; “Le condizioni generali” dedicata alle trasformazioni intervenute nella città e alla rilettura dei piani e dei progetti; e infine “I luoghi della residenza” e “I luoghi dell’industria”, quest’ultima sezione dedicata alla rinascita delle attività produttive triestine, e al decollo del porto.
“La città delle forme. Architettura e arti applicate a Trieste (1945-1957)” (curatore, lo storico dell’architettura Fulvio Caputo), ripercorre gli anni dal 1946 al 1957, un periodo che segna un profondo rinnovamento dell’architettura triestina. Umberto Nordio, Alessandro Psacaropulo, Aldo Cervi, Romano Boico, Ramiro Meng, Ernesto Nathan Rogers e, negli anni successivi Roberto Costa e Dino Tamburini, sono solo alcuni dei progettisti capaci di intrecciare l’esperienza locale con l’ispirazione internazionale, la continuità con l’innovazione. Dando vita ad originali risultati e a nuove tendenze razionaliste, che il pubblico potrà ammirare attraverso pannelli fotografici, plastici di scala, articoli di quotidiani e riviste, materiali di costruzione. Una parte suggestiva dell’esposizione è dedicata ai rapporti tra architetti, artisti, decoratori e ditte nell’allestimento degli arredi navali, che trasformarono i transatlantici e le navi passeggeri in vere e proprie gallerie d’arte.

“triesteannicinquanta” sarà aperta al pubblico dal 28 novembre 2004 al 16 gennaio 2005.
Aperta fino al 16 gennaio 2005, ai Musei del Canal Grande, Sala Leonardo (via Rossini, 4) anche “Trieste, un sogno tricolore 1945-1954), una carrellata di bellissime fotografie provenienti dagli archivi Alinari, che ripercorre le complesse vicende della città giuliana tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e il suo ritorno all’Italia.

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